Il melanoma uveale è il tumore intraoculare primitivo più comune negli adulti. È un tumore che mette in pericolo la vita e la vista.
Si stima che colpisca in Italia circa 400-500 persone l’anno. Il melanoma uveale, o altrimenti detto tumore dell’occhio, in oltre il 90% dei casi prende origine nella coroide e nel corpo ciliare, ma può anche presentarsi a partire dall’iride. L’organo della vista ha una struttura complessa.
Tre sono essenzialmente le parti che lo compongono: il globo oculare, l’orbita e gli annessi. Il globo oculare, riempito di materiale gelatinoso (umor vitreo) è rivestito da tre membrane, la sclera, l’uvea e la retina. Per annessi, invece, si intende strutture come le palpebre e le ghiandole lacrimali.
L’orbita, infine, è costituita da muscoli e nervi. A seconda delle cellule dalle quali deriva, la neoplasia può definirsi intraoculare, orbitale o annessiale.
Il tumore dell’occhio si classifica in primario se si sviluppa direttamente dalle cellule dell’organo e secondario, qualora sia costituito da metastasi di altre neoplasie. Principalmente si distinguono il melanoma uveale e il linfoma non-Hodgkin.
Lo studio pilota condotto dal Collaborative Ocular Melanoma Study (COMS) per i melanomi uveali di medie dimensioni ha stabilito agli inizi degli anni ’90 che la radioterapie interventistica (brachiterapia) consente di ottenere dei risultati in termini di sopravvivenza del tutto sovrapponibili all’enucleazione (rimozione del bulbo oculare).
Poiché la malattia non è molto comune, l’identificazione dei fattori di rischio risulta essere ancora più complicata. L’unico noto al momento per il linfoma primario dell’occhio è imputabile a un sistema immunitario particolarmente indebolito. Si pensi, ad esempio, a quello dei soggetti affetti da AIDS o a quello di coloro che assumono farmaci anti-rigetto a seguito di un trapianto.
Altri fattori di rischio sono: l’etnia (il cancro colpisce prevalentemente le persone con pelle chiara), il colore dell’iride, la sindrome del nevo displastico, la melanocitosi oculodermica e l’alterazione del gene BAP1.
I sintomi specifici del melanoma uveale includono la presenza di una macchia scura all’interno dell’iride, la perdita di una parte del campo visivo, il cambiamento di dimensione o di forma della pupilla, una modifica della posizione dell’occhio. Il dolore è raro. Differenti le manifestazioni del linfoma intraoculare, tra queste arrossamento e sensibilità alla luce. Il primo passo per una diagnosi corretta è la visita da uno specialista. A questa potrebbero seguire esami specifici come l’ecografia o l’angiografia con fluorescina che permette di visualizzare i vasi sanguigni all’interno dell’occhio. Per capire se la malattia si è estesa in altre regioni dell’organismo, si effettuano la TAC, la RM e la radiografia del torace.
Il trattamento del tumore oculare si diversifica in base alla sua stadiazione, ma anche alla storia clinica del paziente. Oggi la chirurgia per il melanoma uveale (iridectomia, enucleazione, resezione) è stata in larga parte sostituita dalla radioterapia interventistica (sotto forma di brachiterapia) che punta a distruggere le cellule cancerose senza danneggiare in maniera eccessiva la vista.
Non molto efficace, invece, la chemioterapia. Essa è impiegata in particolar modo nei casi di linfoma oculare. Attualmente sono in fase di studio farmaci immunoterapici che aiutano il sistema immunitario a contrastare le cellule tumorali e terapie intelligenti in grado di colpire in maniera selettiva i geni coinvolti nello sviluppo della patologia.
La radioterapia interventistica può essere utilizzata sia con placche di Rutenio 106 che con placche caricate con semi di Iodio 125 in base alla caratteristiche dimensionali del tumore da trattare ed è oggi la modalità di trattamento più utilizzata per il melanoma uveale. Presso il Gemelli ART i medici possono offrire entrambe le opportunità di trattamento.
Il grande vantaggio che ad oggi fa della radioterapia interventistica la modalità terapeutica più largamente utilizzata a livello internazionale è proprio che consente di ottenere gli stessi risultati in termini di sopravvivenza globale a lungo termine della chirurgia ma allo stesso tempo di preservare sia l’aspetto cosmetico, poiché l’occhio non subisce danni dal trattamento radiante, che funzionale poiché attraverso moderni sistemi di pianificazione della distribuzione di dose è possibile preservare in una gran parte dei casi l’acuità visiva. I risultati funzionali e quindi il grado di perdita della vista dipendono comunque da numerosi fattori compresi la localizzazione del tumore e la grandezza dello stesso.
Il gruppo di patologia consta di un team di medici con grande competenza in materia e sempre attivi nel campo della Ricerca scientifica. Fondamentale è l’approccio multidisciplinare alla patologia, dove settimanalmente, gli oncologi radioterapisti si incontrano con altri colleghi specialisti per discutere i casi clinici che giungono presso il centro in modo da offrire il miglior approccio terapeutico possibile.
Presso il Gemelli ART c’è un team dedicato alla gestione del tumore oculare
Responsabile radioterapista per la patologia oculare:
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È possibile prenotare visite presso gli ambulatori dedicati di radioterapia per la patologia prostatica in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale chiamando il numero: 06 3015 4434
È possibile prenotare visite in ambulatorio privato (ALPI) chiamando il numero: 06 8881 8881