I tumori del colon-retto colpiscono l’intestino crasso e il retto, ultimo tratto del tubo digerente.
Si sviluppano principalmente a partire da polipi adenomatosi, derivati dalla proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa intestinale, e possono evolvere in senso maligno in circa 10-15 anni.
Si distinguono generalmente i tumori del colon vero e proprio da quelli del retto, presentandosi con modalità e frequenze diverse, rispettivamente il 70% e il 30% circa.
Il tumore anale rappresenta circa l’1-2%, alcuni confondono il cancro del canale anale con il cancro del retto a causa della loro vicinanza, ma le due malattie e le relative cure sono molto diverse.
In Italia il cancro del colon-retto rappresenta il secondo tumore maligno più frequente; in particolare la seconda neoplasia più frequente nelle donne dopo quella della mammella e la terza dopo quella del polmone e della prostata nell’uomo. La malattia è maggiormente diffusa in persone di età compresa fra i 60 e i 75 anni, con poche differenze tra sesso maschile e femminile. Nel 2020, sono state stimate circa 43.700 nuove diagnosi, 23.400 fra i maschi e 20.300 fra le femmine; 21.600 i decessi (dati AIRTUM/AIOM 2020).
I programmi di screening introdotti negli ultimi anni hanno portato ad un aumento delle diagnosi di tumori del colon-retto ed ad una diminuzione della mortalità, attribuibile alla diagnosi precoce e al miglioramento dei trattamenti, volti ad essere sempre più mirati e personalizzati. In particolare, circa il 65% dei pazienti risulta in vita a 5 anni dalla diagnosi.
I polipi intestinali hanno una sintomatologia spesso aspecifica e per lungo tempo i pazienti possono rimanere del tutto asintomatici: solo nel 5% possono dar luogo a piccole perdite di sangue rilevabili con la ricerca del sangue occulto fecale.
Il tumore del colon retto è caratterizzato da sintomi molto variabili e condizionati da diversi fattori quali la sede del tumore, la sua estensione e la presenza o assenza di ostruzioni o emorragie.
Sintomi che devono costituire un primo campanello d’allarme sono la stanchezza e la mancanza di appetito, nei casi più gravi associate a sanguinamento rettale, anemia, perdita di peso, stitichezza ostinata alternata a diarrea, feci nastriformi.
Le principali opzioni terapeutiche per il trattamento del cancro del colon retto sono la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia. Possono essere utilizzate singolarmente o in associazione con l’obiettivo di eliminare o ridurre la neoplasia e/o il rischio di sviluppare metastasi a distanza.
L’iter terapeutico, presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli- IRCCS viene deciso all’interno del gruppo multidisciplinare che permette l’integrazione clinico-professionale tra Chirurghi, Radioterapisti Oncologi, Oncologi Medici, e dei servizi diagnostici di Anatomia Patologica, Radiologia ed Endoscopia.
La scelta terapeutica dipende da molteplici fattori: sede della neoplasia, stadio clinico, tipo istologico e condizioni generali del paziente.
rappresenta la terapia principale: in base alla sede e all’estensione del tumore viene valutato un intervento conservativo, parzialmente demolitivo o, nei casi più gravi, la totale asportazione del tratto interessato.
nei tumori del retto, trova indicazione nella fase pre-operatoria, nella fase post-operatoria ed anche nei trattamenti palliativi, consiste nell’utilizzo di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali, cercando di risparmiare il più possibile le cellule sane.
La radioterapia pre-operatoria in associazione o meno alla chemioterapia viene indicata in caso di tumori localmente avanzati al fine di ridurre il volume tumorale e poter effettuare quindi un intervento chirurgico conservativo, evitando di ricorrere alla colonstomia definitiva e preservando la funzionalità dello sfintere.
In alcuni casi è indicato “proteggere” l’anastomosi deviando temporaneamente il transito delle feci mediante il confezionamento di una ileo-stomia transitoria.
In circa il 20% dei casi, agli esami di rivalutazione effettuati a distanza di circa 8 settimane dal termine del trattamento radiante, i pazienti ottengono una risposta completa. In questo caso è possibile essere indirizzati a protocolli di preservazione d’organo, attivi nella nostra divisione, che potrebbero permettere l’omissione della chirurgia o una chirurgia escissionale, con conservazione della funzione rettale.
La radioterapia post-operatoria è indicata a seguito dell’intervento chirurgico nei pazienti in cui si evidenziano fattori di rischio per ripresa di malattia ed ha come obiettivo primario quello di ridurre le recidive locali dopo chirurgia.
In caso di malattia diffusa o nei casi di recidiva, soprattutto se ad essere interessata è la regione pelvica, la radioterapia può essere utile per ridurre le dimensioni della lesione e per alleviare i sintomi, incluso il dolore e il sanguinamento.
può essere somministrata prima o dopo la chirurgia. Essa consiste nell’impiego di farmaci citotossici o antiblastici, che hanno la funzione di bloccare la crescita e la divisione delle cellule tumorali. I farmaci disponibili possono essere utilizzati da soli o in combinazione tra loro.
Prima dell’intervento chirurgico la chemioterapia può essere somministrata in associazione o meno alla radioterapia per ridurre le dimensioni del tumore e facilitarne la rimozione completa e per aumentare il controllo sistemico della malattia.
Invece se somministrata dopo l’intervento chirurgico ha lo scopo di ridurre le probabilità di ripresa di malattia, andando a danneggiare le eventuali cellule tumorali residue e circolanti.
Nei casi in cui, al momento della diagnosi, il tumore sia già diffuso ad altri organi come il fegato (la sede più comune di metastasi), la chemioterapia, eventualmente associata all’immunoterapia con nuovi farmaci biologici, diventa spesso il primo approccio terapeutico, con l’intento di far regredire o stabilizzare le lesioni nel fegato fino a consentirne l’asportazione chirurgica.
con nuovi farmaci biologici può essere impiegata nelle fasi avanzate, in presenza di metastasi, con l’obiettivo di rallentare l’evoluzione della malattia.
Per stabilire se i nuovi farmaci biologici, che agiscono in modo diverso rispetto ai chemioterapici tradizionali, siano efficaci o meno in un singolo paziente, può essere indicato eseguire indagini molecolari sul materiale istologico ottenuto con l’intervento chirurgico o con una biopsia.
In questo setting metastatico oggi viene sempre più somministrata una Radioterapia mirata con tecnica stereotassica che è in grado di distruggere le cellule tumorali residue dopo la terapia sistemica e di potenziare la risposta immunitaria dell’organismo contro le cellule tumorali aumentando la risposta anche nei siti non irradiati (il così detto ‘abscopal effect’ ossia l’effetto oltre lo scopo prefissato).
Inoltre presso il GemelliART in collaborazione con le altre figure professionali del Comprehensive Cancer Center della Fondazione Policlinico Gemelli le terapie vengono modulate in base alle caratteristiche della malattia e del paziente sulla base di modelli predittivi sviluppati sia sulla base di dati clinici, sia sulla base di moderne analisi ‘microscopiche’ sulle immagini di TAC e Risonanza Magnetica, la così detta Radiomica.
Presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli- IRCCS operano medici esperti nella diagnosi e nel trattamento del cancro colon-rettale.
Il gruppo di patologia, sotto la supervisione della responsabile Prof.ssa Maria Antonietta Gambacorta, è composto dalle Dott.sse Giuditta Chiloiro, Barbara Corvari, Viola De Luca, Stefania Manfrida ed Elisa Meldolesi.
Grazie alla grande esperienza e volontà di questo gruppo di medici, sono stati condotti e pubblicati numerosi studi sul cancro colorettale anale su riviste internazionali con partecipazione a congressi nazionali ed internazionali.
Inoltre, il Gemelli ART dispone di 5 macchinari di ultima generazione in grado di offrire un trattamento radiante altamente preciso e performante, fra questi un particolare acceleratore ibrido, MRIdian, Viewray è capace di combinare trattamento radiante con immagini di risonanza magnetica. Questa tecnologia permette di monitorizzare la zona da irradiare tramite immagini di risonanza magnetica in real time durante tutto il trattamento; questo permette non solo di verificare il corretto posizionamento del target e degli organi a rischio durante l’intera seduta, ma anche di adattare il volume da trattare ai cambiamenti anatomici del paziente o della malattia.
Grazie a questo acceleratore ibrido è stato possibile disegnare uno studio THUNDER2, attivo per i nostri pazienti, volto a valutare la risposta al trattamento radiante precocemente e sulla base della risposta personalizzare il trattamento radiante al fine di aumentare la percentuale di risposte complete.
La brachiterapia comporta l’inserimento di piccole fonti di materiali radioattivi all’interno o vicino al tumore. Durante il trattamento integrato radio chemioterapico il team multidisciplinare della IOC valuterà nel tuo caso specifico la possibilità si somministrare un sovraddosaggio di radioterapia sul volume di malattia residua dopo alcune settimane dal termine del trattamento. Questo per ridurre al minimo i danni da radiazioni ai normali tessuti vicini.
La radioterapia stereotassica (SBRT) è un tipo di radiazione che potrebbe essere utilizzata se il cancro anale è tornato nello stesso punto o nei linfonodi vicini.
Invece di somministrare una piccola dose di radiazioni ogni giorno per diverse settimane, la SBRT utilizza fasci molto concentrati di radiazioni ad alte dosi somministrate poche sedute di terapia (di solito da 1 a 5).
I pazienti sono arruolati in protocolli clinici mirati al miglioramento dei risultati clinici e funzionali:
Bridge: “Valutazione dell’intervallo fra radiochemioterapia e chirurgia sulla risposta del tumore del retto localmente avanzato: studio multicentrico randomizzato di Fase III” Resarch: “Conservazione del retto dopo radio e/o chemioterapia preoperatoria nei pazienti con carcinoma del retto”
Thunder2: “Uno studio osservazionale sull’intensificazione della dose di radioterapia guidata dalla RM nel tumore del retto”
Avana: “Studio di fase II sul ruolo della radiochemioterapia preoperatoria associata ad avelumab in pazienti con tumore del retto localmente avanzato”
Afferiscono alla nostra Unità operativa ogni anno circa 300 pazienti affetti da tumore del colon-retto-ano, sono principalmente pazienti affetti da tumore del retto e dell’ano sottoposti a trattamento radioterapico neoadiuvante.