Roma, 29 Maggio 2021
Questa mattina improvvisamente è deceduto il prof. Lucio Trodella. In questo momento di tristezza e di speranza di incontrarci ancora, non vorrei ricordare il suo percorso accademico, ma cercare di estrarre da quegli anni della sua giovinezza e maturità professionale che ha vissuto con noi, quanto di quella persona sia ancora parte del Gemelli ART. Ci sono due parole il cui significato, esprime molto bene la misura di quanto ancora oggi noi dobbiamo al suo insegnamento.
La prima è ‘clinica’: lui fu una radioterapista che non rinunciò mai ad essere prima di tutto un medico, un oncologo. Ancora oggi, ogni volta che nelle discussioni andiamo verso affermazioni che tendono a caratterizzarci per delle competenze super specialistiche tecnologiche emerge come dimensione ineludibile il fatto che prima di tutti noi siamo clinici e oncologi. Questa consapevolezza affonda su persone come il prof Trodella, per noi che l’abbiamo conosciuto Lucio, che questa identità l’hanno interpretata, insegnata e inserita come inalienabile nel nostro gruppo.
La seconda parola è ‘combattività’: Lucio non si rassegnava a progetti già scritti, né per il paziente, né per i ruoli e le organizzazioni nelle quali si trovava. Si impegnava sempre a trovare una soluzione che non lasciasse al paziente nulla di intentato e che non desse alla radioterapia il ruolo che meritava. Quante volte, ancora adesso, non ci rassegniamo a indagare se non ci sia un’indicazione migliore per il paziente o un ruolo da proporre per la nostra disciplina. Questa attitudine di tutti noi nasce da lontano, da persone come Lucio.
La nostra memoria è soprattutto questo: ritrovarlo vivo nel nostro quotidiano che si appoggia sulle spalle delle condivisioni e insegnamenti di chi ci ha preceduto.
Vincenzo Valentini
Caro Prof.
anche se da anni non abbiamo più condiviso la quotidianità lavorativa, c’è sempre stata una affettività, tra noi, tale per cui ciascuno sapeva di poter contare sull’altro come, sempre, testimoniato; anche a settembre, quando ci siamo visti per l’ultima volta, da lei, le nostre parole, come i racconti personali, esperienziali e le evoluzioni storiche, sono sempre andate in questa direzione.
Ieri, quando Rolando mi ha chiamato, ho subito pensato:.. “se n’è andato con l’onore delle armi”… si prof! ..perché nonostante i Suoi 78 anni, Lei, unico della Sua generazione, continuava ad essere, ancora, in trincea per i suoi ragazzi, come chiamava Sara e Rolando, che oggi sono chiamati a guidare la Sua squadra, per i Pazienti che continuava a seguire e per il Suo Campus che difendeva, giustamente, come “ la sua creatura”.
In queste ore ho ripercorso un po’ quegli anni che mi videro al Suo fianco.
Ricordo quando, nell’86, mi diceva “mai considerarsi sconfitti! ..bisogna saper risalire la china per dimostrare chi si è e quanto si sono sbagliati”..ed in realtà Lei, con la Sua storia, l’ha dimostrato in ciò che ha realizzato nonostante tutto!! ..in questo è stato veramente un grande!!!!
Mi sono ritornate le nostre conversazioni ma anche le Sue arrabbiature, a volte, a dire il vero, ingiustificate, alimentate da una sorta di “gelosia” o “senso di abbandono”; si perché a volte le situazioni contingenti furono tali da farle perdere la lucidità nella valutazione degli eventi e farle temere un mio “abbandono” o ancor peggio “tradimento”; anche quelle però mi sono servite a crescere e ad affrontare altre situazioni in cui sono stato da solo; per lei voleva il principio “o con me o contro di me”.
Quante diapositive fatte e rifatte o da catalogare.. ricorda prof? ..in quel Suo studio nel quale mi accolse e mi permise di restare, nonostante i cambiamenti, fin quando andò via. Per non parlare delle consulenze, in bozza, prima ancora di delegarmi a farle in Sua vece.. quanti insegnamenti che ancor oggi porto con me!! ..quante volte mi ha ricordato che le consulenze non possono mai prescindere dalla valutazione clinica del Paziente e devono solo considerate il vantaggio sul piano clinico prima ancora della modalità tecnica.. certo quelli erano gli anni del 2-D e 3-D ma la sostanza ancor oggi resta ed è per questo che, nonostante tutto, continuo ad andare nei reparti e parlare con i Pazienti prima di scrivere!!
Per non parlare dei protocolli, di quei sabati in cui ci si vedeva mentre Lei era di guardia, certo! ..perché all’epoca gli aiuti, lei lo era, facevano il sabato pomeriggio.. anche Netta ricorderà la stesura del protocollo della Gemcitabina con le sue triplette o Vincenzo della modalità di randomizzazione dell’N0… tempi che furono ma insegnamenti sempre validi!!
Per non parlare della sua caparbietà, da buon capricorno.. del suo decisionismo, un po’ alla “pensiero ed azione”, di altri periodi storici, o delle sue intuizioni..!! era la fine degli anni 80 quando ancora esisteva la fase di induzione per il WB.. ne intuì l’inutilità e, come era nel suo costume, subito ne decreto’ la fine! ..o anche quando iniziammo a fare i trattamenti radiochemio concomitanti in cui la Sua apparente “spavalderia” la porto’, con il prof Cellini, a sostenerne la necessità estendendola subito anche al polmone che ormai era diventata la Sua Patologia.. il Suo “cavallo di battaglia” in una fase in cui altre patologie erano intoccabili.. ricorda lo studio con il carbo?E poi vennero i cambiamenti sulla gestione dei pazienti in lista per la RT; spesso un po’ contro tutti sostenne la necessità di una centralizzazione della prescrizione.. oggi tanta acqua sotto i ponti e’ passata e tante cose, giustamente, sono cambiate ma la necessità di separare la fase prescrittiva da quella della pianificazione sicuramente fu una delle sue tante intuizioni, non subito comprese e a tratti osteggiata.
Per non parlare di quei lunghi pomeriggi, tra una sigaretta e l’altra (ancora era permesso fumare in policlinico e noi di segarette ne fumavamo) in cui si riguardavano, con Giovanna, le cartelle e le famose gammagrafie e portal film per verificare che tutto fosse allineato; quanto stress, quante, non sempre giuste, prese di posizioni o cambiamenti, ma soprattutto quanti insegnamenti.. certo non c’era JCI e il manuale di qualità stava per nascere ma lo spirito dell’innalzare il livello di qualità e dell’indipendent check erano già presenti. Poi vennero gli anni del passaggio dai trattamenti per singolo fascio, che oggi farebbero inorridire anche lo specializzando al primo anno, a tutti i fasci al giorno.. quante reazioni per poter tenere lo stesso numero di trattamenti; certo oggi le cose sono molto cambiate, le conoscenze di base sono aumentate e lo spirito di gruppo che ci unisce e più forte ma quelle “lotte” sono servite!!Prof vorrei o potrei ricordare ancora tanto, come il suo spirito a volte anche un po’ “paterno” che sapeva essere di riferimento anche in vicende personali , ma rischierei di diventare retorico o cadere nel patetico o ancor peggio essere accusato di piaggeria, d’altronde chi l’ha conosciuta sicuramente si porterà qualcosa e avrà raccolto altri aspetti come quello della sua ironia e verve che riusciva a tirar fuori dall’ambiente di lavoro, quando si era a cena in qualche occasione informale o di cene sociali congressuali specie se era affiancato dal Prof Caianiello.
Ora sicuramente Sara e Rolando sapranno raccogliere la Sua eredità per consolidarla e farla crescere mentre a noi, del Gemelli Art, il compito di ricordarla a chi non l’ha conosciuta in quanto non può esserci futuro senza conoscere la storia di ciò che si vive.
Un abbraccio con il cuore e buona strada,
Mario Balducci
Caro Mario,
leggendo queste tue parole mi è sembrato di tornare indietro negli anni.Io ho iniziato con lui, con te e Giovanna e forte era nel gruppo la convinzione che la radioterapia era soprattutto clinica!
Il Professore era un uomo forte, fiero, onesto, a volte irascibile, ma sempre protettivo con i suoi.
Per quelli della mia generazione è la prima grande perdita di uno dei nostri Maestri.
Ci mancherà, ma come dici tu, nostro sarà il compito di portare ai pazienti e agli specializzandi la passione per questo ‘lavoro’ che lui ci ha trasmesso.
Netta Gambacorta