Nuovo protocollo di ricerca sperimentale al Policlinico Gemelli di Roma, nell’ambito di una collaborazione tra il reparto di Cardiologia e il Gemelli ART. Eseguito con successo il primo trattamento ablativo cardiaco con radiazioni ionizzanti per tachiaritmie ventricolari risultate refrattarie ai farmaci e all’ablazione convenzionale
La radioterapia può rappresentare un’ancora di salvezza per i pazienti affetti da gravi tachiaritmie ventricolari refrattarie alle terapie mediche e ablative di prima linea. Secondo le società internazionali di cardiologia, infatti, le tachiaritmie ventricolari sono responsabili di circa 550mila arresti cardiaci all’anno. L’utilizzo di radiazioni ionizzanti in medicina, del resto, non è limitato solo alle terapia oncologiche, ma può essere applicato anche ad altre patologie, ad esempio in ambito cardiologico. Recentemente, è stato eseguito presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma il primo intervento ablativo cardiaco con l’utilizzo di un acceleratore lineare, frutto di un’innovativa collaborazione tra il reparto di Cardiologia e il Gemelli ART che è stata premiata anche dalla pubblicazione della ricerca su una rivista scientifica internazionale.
Raggi per la cura del cuore
Questo nuovo protocollo di ricerca sperimentale, denominato “VTART” (Ventricular Tachycardia Ablation and RadioTherapy), nasce per iniziativa del reparto di Cardiologia del Policlinico Gemelli, che ha coinvolto il centro di Radioterapia Oncologica (noto anche come Gemelli ART – Advanced Radiation Therapy) del Dipartimento di Diagnostica per Immagini, Radioterapia Oncologica ed Ematologia. In particolare, lo studio coinvolge le cardiologhe Gemma Pelargonio e Maria Lucia Narducci e lo specialista in radioterapia oncologica Francesco Cellini, sotto la supervisione dei professori Filippo Crea e Vincenzo Valentini. Il Gemelli ART, del resto, è dotato di un sofisticato acceleratore lineare modello “Edge”, prodotto dalla società statunitense Varian, che è tra i più avanzati al mondo ed è attualmente presente in Europa in soli 24 esemplari. Questa macchina di ultima generazione viene utilizzata per la cosiddetta “radioterapia stereotassica”, che consente di mirare piccoli “bersagli” con altissime dosi di radiazioni.
Alcuni mesi fa, è stato individuato il primo paziente da sottoporre a questo trattamento sperimentale, un uomo di circa 60 anni di età affetto da una grave aritmia ventricolare, refrattaria a terapia farmacologica antiaritmica e anche a terapia ablativa convenzionale con radiofrequenza. “Il paziente è stato fatto sdraiare su un lettino e non ha sentito niente, un po’ come succede per una normale radiografia”, spiega il dottor Cellini. “Questo trattamento, detto di ‘radioterapia a fasci esterni’, non è invasivo e utilizza le radiazioni che, passando attraverso il corpo, puntano un punto specifico nel cuore e danneggiano solo le fibre che conducono in maniera errata lo stimolo nervoso responsabile dell’aritmia ventricolare. Il punto esatto in cui concentrare le radiazioni è stato individuato grazie alla valutazione delle colleghe cardiologhe Pelargonio e Narducci. L’intervento si è concluso con successo e il paziente ha avuto un netto beneficio clinico”.
La ricerca continua
I risultati positivi di questo primo intervento ablativo cardiaco con radioterapia sono stati pubblicati dalla rivista scientifica internazionale “Frontiers in Cardiovascular Medicine” (vedi: https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fcvm.2020.565471/full). Un riconoscimento importante, che inserisce il Policlinico Gemelli tra le poche strutture ospedaliere in tutto il mondo che stanno conducendo ricerche sull’utilizzo della radioterapia per la cura delle cardiopatie. Ad oggi, a livello internazionale, sono state pubblicate le esperienze di trattamento con queste metodologia solamente di circa 50 pazienti.
Dopo questo primo intervento, l’unico finora in Italia ad aver ottenuto una pubblicazione scientifica, il Policlinico Gemelli ha già realizzato un secondo trattamento sempre con successo, utilizzando un diverso e moderno tipo di tecnologia, il sistema “MRIdian” della società statunitense ViewRay, con guida di risonanza magnetica per l’irraggiamento. “Non tutti i casi di tachiaritmia ventricolare possono essere trattati con la radioterapia a fasci esterni”, sottolinea il dottor Cellini. “La nostra ricerca con i colleghi cardiologi del Gemelli proseguirà selezionando un gruppo di dieci pazienti da sottoporre a questo intervento. L’obiettivo primario è fare chiarezza sull’efficacia curativa di questa procedura e su eventuali danni dovuti alla tossicità delle radiazioni, perché al momento i risultati non sono ancora uniformi”.