Con il protocollo GENERATOR Tracer RT maggiore sicurezza anche per gli operatori sanitari
Verranno raccolti dati con dispositivi digitali indossabili e Intelligenza Artificiale
L’emergenza per la pandemia da Covid-19 ha avuto ripercussioni anche sul percorso terapeutico dei pazienti oncologici, che hanno la necessità di recarsi periodicamente presso una struttura ospedaliera per ricevere le cure o per effettuare analisi di controllo, esponendosi però al rischio d’infezione. Un’importante novità per limitare questo rischio è stata messa a punto dal centro Gemelli ART del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma. Si tratta di un nuovo protocollo di ricerca, denominato GENERATOR Tracer RT, che consente di raccogliere dati da remoto sulle condizioni del paziente oncologico in radioterapia tramite cellulare e sofisticati dispositivi digitali indossabili e di elaborarli tramite algoritmi di Intelligenza Artificiale. Questo protocollo, oltre a proteggere i pazienti, garantirà maggiore sicurezza anche agli operatori sanitari.
Come funziona il GENERATOR Tracer RT
Il protocollo di ricerca GENERATOR Tracer RT è basato sull’utilizzo di una innovativa app per smartphone, capace di collegarsi ad una serie di dispositivi digitali indossabili del tipo IoT (Internet of Things), come saturimetri, contapassi e smart-watch. L’utilizzo di questi dispositivi, insieme ad una serie di questionari che saranno sottoposti al paziente sempre via telefono, consentirà di raccogliere una gran mole di dati che saranno elaborati da sofisticati algoritmi di Intelligenza Artificiale. Sarà così possibile monitorare lo stato di salute e lo stile di vita dei pazienti in radioterapia e anche degli operatori sanitari che li assistono intercettando eventuali situazioni a rischio per la sicurezza. Inoltre, il sistema è in grado di misurare elementi utili per la valutazione della tossicità legata alla radioterapia, durante il trattamento e nel primo periodo di follow-up. Questo sistema di monitoraggio è stato sviluppato a partire dalla piattaforma “Healthentia” (www.healthentia.com), la cui licenza d’uso durante la pandemia da Covid-19 è stata donata al Policlinico Gemelli dalla società belga Innovation Sprint Sprl (www.innovation-sprint.eu).
Tutelare la salute con strumenti non invasivi
L’utilizzo del protocollo GENERATOR Tracer RT è stato recentemente approvato da Comitato Etico del Policlinico Gemelli per essere impiegato dal centro di Radioterapia Oncologica (noto anche come Gemelli ART – Advanced Radiation Therapy) del Dipartimento di Diagnostica per Immagini, Radioterapia Oncologica ed Ematologia. “Il paziente oncologico incarna proprio l’individuo che, pur fragile, ha necessità di recarsi presso un contesto ospedaliero esponendosi a notevoli rischi infettivi per ricevere le cure del caso”, ha affermato il prof. Vincenzo Valentini, direttore del Gemelli ART e vicedirettore scientifico del Policlinico. “Allo stesso modo gli operatori sanitari, rapportandosi quotidianamente con i propri assistiti, risultano maggiormente esposti allo stesso rischio. Sviluppare strumenti di tutela della salute non invasivi, sfruttando il meglio della tecnologia disponibile ed integrandola nei processi di cura, è il nostro obiettivo”. Responsabile del progetto presso il Gemelli ART è il dott. Luca Tagliaferri, referente del Centro di Oncologia Interventistica (IOC – Interventional Oncology Center) dedicato alla Radioterapia Interventistica (brachiterapia)
Nuove applicazioni per il futuro
Il protocollo di ricerca GENERATOR Tracer RT si inserisce nel framework del progetto Gemelli Generator Real World Data. Si tratta di una nuova infrastruttura che, dotata di tecnologia all’avanguardia, consente di analizzare contemporaneamente e valorizzare le grandi quantità di dati ed informazioni reali, contenuti nei vari database del Policlinico Gemelli, al fine di migliorare le potenzialità diagnostiche e terapeutiche. Sempre presso il Policlinico Gemelli sono anche allo studio altre due versioni del protocollo. La prima, denominata INTERFACE, sarà utilizzata per il monitoraggio di pazienti cronici con infezione da HIV. La seconda invece, denominata APACHE, verrà impiegata per le pazienti affette da neoplasie ginecologiche. Per entrambe queste versioni, sono in fase di avvio degli studi per la validazione dei singoli protocolli e anche per consentirne l’impiego da parte di altre strutture sanitarie.